Vale la stessa regola di allora: Logo Orange, di fronte al complesso dei designer, è una voce tra le tante. Al di là di ciò che è giudicato trendy e ciò che non lo è, che resta discutibilissimo, ritengo stimolante l'analisi complessiva di alcune delle tipologie di logo che ci circondano.
Permettetemi di iniziare da uno dei commenti al post di Logo Orange: il design, in particolar modo il logo design, non dovrebbe seguire i trend, dovrebbe crearli. E, aggiungo, vale per un logo ciò che vale per tutta la comunicazione: non basta che sia bello, deve essere funzionale. Efficace. Deve veicolare il profilo del cliente, rispondere alle sue esigenze, coinvolgendo e trasmettendo un messaggio allo stesso tempo. Che sia "bello da vedere", in effetti, è marginale; è, se vogliamo, una conseguenza della sua efficacia come medium.
Le parole chiave delle tendenze 2009 sono, secondo Logo Orange, alta visibilità, necessità di emergere, passione, complessità. I loghi minimali e i cosiddetti Web 2.0 tanto blasonati nel 2008 sembrano essere in decadenza.

Il colore farà la celeberrima parte del leone. Pescando a piene mani dalla psichedelia e dall'optical art dei gloriosi '60, ma rivisitate in chiave postmoderna, vedremo apparire fondi e decorazioni sgargianti, coloratissime, persino esagerate. Photoshop contro Illustrator, in un certo senso. Il problema, è facile intuirlo, sarà la perdita di forza in caso di visualizzazione in bianco e nero (per non parlare di quando bisognerà decidere uno o due colori aziendali per il corporate...).

I nuovi logo vorranno uscire dalla bidimensionalità, sollevandosi dalla carta dove posano per incontrare l'osservatore. Appariranno origami e forme base avvolte su se stesse; logo "tattili", vestiti di texture, che evochino manualità e tangibilità; logo geometrici rigorosamente 3D, aggressivi e imponenti. Ancora una volta, sarà l'utilizzo di Photoshop a riscuotere i maggiori consensi.

La lezione di Obama è stata, in questo senso, paradigmatica fino a creare un vero e proprio trend con code che si estenderanno per tutto l'anno. Dai muri delle città, dagli skate decorati e dallo sportswear, un certo modo di fare grafica approderà alle necessità istituzionali: lo street-style guadagnerà consensi perchè passionale, democratico, persino sovversivo se occorre.

Più complessità uguale più visibilità. Se l'equazione si dimostrerà esatta, assisteremo alla rinascita di logo indisciplinati, carichi di elementi decorativi, dove la sostanza rischia di essere travolta (o esaltata) da pattern, immagini, icone, colori, forme casuali. Sarà questa l'ultima frontiera dell'anti-corporate?
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