martedì 13 maggio 2008

Apologia della mediocrità

Qualche settimana fa mi trovavo in un bar assai carino di Verona con degli amici. Tra un aperitivo e l'altro, scopro che il giovane barista è un fotografo di mestiere e, come sempre accade tra geek, ci mettiamo a parlare di lavoro: bella la 40D della Canon, come ti trovi col banco ottico, certo che ormai con Photoshop son tutti bravi. Mi si avvicina una signora sui quarantacinque, magra e tirata, con gli occhi gonfi e le mani nervose: una specie di versione prosciugata della Cucinotta, di cui condivide anche i natali.
- Scusa, ma tu sei un grafico?
- Sissignora.
- Sai, mia figlia vorrebbe fare la grafica. Tu che dici, fa bene?
- Ma signora, dipenderà ben dai suoi obiettivi! Se sua figlia vuole fare i soldi, buona fortuna; se vuole essere famosa, dovrà farsi un gran culo. Se invece è quello che le piace e vuole essere felice, è il mestiere perfetto.
Non capivo dove volesse andare a parare la signora: ma avevo appena detto una di quelle frasi con cui si chiudono in bellezza le discussioni (tra gli applausi generali, talvolta), e mi ritenevo soddisfatto. Ho azzannato un'altra pizzetta. Ma la signora insisteva:
- È che sai, mi hanno detto che di grafici c'è pieno il mondo.
- È verissimo signora: infatti posso consigliare a sua figlia di eccellere ed essere la migliore, altrimenti sarà una tra tante.

A questo punto è iniziata la follia, sotto gli sguardi allarmati del barista, peraltro schieratissimo al mio fianco (anche perchè come cliente di bar do più soddisfazioni di qualunque signora di mezza età): la signora difendeva a spada tratta la mediocrità come strada maestra per la felicità. Che bisogno c'è di eccellere? Di migliorare? La vera vita è quella vissuta nella media, facendo appena più del necessario, senza sforzarsi, senza sudare.
La competizione, a detta della signora, è malata e deleteria e il suo sillogismo, tutt'altro che comprovato, era: se vuoi migliorare devi competere, se vuoi competere (e vincere, certamente) devi danneggiare gli altri. La competizione etica non esiste, la competizione contro i propri obiettivi non è nemmeno presa in considerazione.

Inutili i miei tentativi di parlare della sfida con se stessi, della soddisfazione del puntare alla perfezione, della noia mortale nella vita tranquilla e ripetitiva, dello straordinario flusso creativo dello spirito, del prurito per l'infinito proprio delle menti aperte. Niente da fare. La signora sosteneva che per lei la vita felice non poteva comprendere l'aspetto professionale: il lavoro è un fastidioso contrattempo nella giornata, necessario ma mortalmente noioso. Tanto vale condurlo nella maniera meno faticosa possibile, mantenendo il proprio encefalogramma quanto più piatto possibile, e passare poi il resto delle ore del giorno a sforzarsi di essere davvero sereni.

- Signora, mi scusi, lei per caso lavora in Comune o fa l'insegnante?
- Sì, sono un'insegnante, come hai fatto ad indovinare?

6 commenti:

Unknown ha detto...

manderà sua figlia a lavorare in banca, la quale sposerà un bancario e vivrà una vita infelice... nell'altra versione fra 5 anni la figlia ti soffia il lavoro... però magari poi la sposi tu :)

Manu ha detto...

sembra un clone di mia madre, per certi aspetti... posso dire che la figlia ha comunque qualche possibilità di salvarsi ;)

pinion ha detto...

..competere, danneggiare, spezzare, ci accomunano ad altri contesti lavorativi sovraffollati.
il lavoro più bello, l'unica soddisfazione della mia vita..
Grazie per avermelo ricordato con il tuo post!
Saluti.

Zakk ha detto...

la mediocrità non centra certo con il lavoro che fai. Conosco un amico, operaio convinto, che è tutto fuorchè mediocre. Tutto sta a vedere come prendi la vita, cosa fai nel tuo tempo, come sfrutti le tue possibilità e che obiettivi ti sei posto.
C'è chi lavora per la gloria, chi per i soldi, chi perchè gli piace, chi perchè gli tocca, chi perchè non lo sa nemmeno lui, e chi non lavora proprio :-)

La mediocrità è uno stato mentale. E' un grigiore che ti prende la mente. Ecco, quando al pub sento gente, al venerdi sera, vantarsi della porsche che il loro "paròn" (aka datore di lavoro) si è comprato... ecco... li provo pena per la loro limitatezza, la loro mediocrità, il loro grigiore.

Però c'è una cosa da dire: se non ci fossero i mediocri noi non avremmo la possibilità di eccellere .... :-)

Anonimo ha detto...

Per la prima volta incontro un po' di gente tutta assieme che concorda con me????
Ma dove sono finita???
:D

OniceDesign ha detto...

quanto vorrei che quella professoressa capitasse qui... :)

(grazie ragazzi: siamo tutti sulla stessa, meravigliosa barca)