venerdì 6 agosto 2010

In vino veritas (parte 2)

Continuiamo a parlare di enografica. Sapete bene quanto ritengo importante la conoscenza dei processi di stampa, anche per chi si occupa di pura progettazione. Se c'è un settore dove questa conoscenza acquista davvero un senso e un'importanza fondamentali, è proprio l'enografica: conoscere limiti e possibilità delle tecnologie di stampa e –da non dimenticare– le particolarità fisiche delle carte a disposizione, può fare davvero la differenza tra un buon lavoro e un pessimo tentativo.

Esistono intere linee di carte dedicate esclusivamente alla realizzazione di etichette. Provate a prendere della carta qualunque, attaccarla su una bottiglia e metterla in frigo o nel secchiello del ghiaccio: capirete perché. Le carte da etichette devono avere caratteristiche fisiche specifiche, in particolare per quanto riguarda la tenuta dell'adesivo e la resistenza ad acqua, freddo e umidità. Inoltre, devono essere adatte a tecnologie di stampa particolari (braille, serigrafia, oltre alla stampa offset tradizionale), fustellature e nobilitazioni di vario genere (vernici, lamine a caldo, rilievi a secco, e così via): tutte tecniche largamente diffuse e di vasta applicazione in ambito di etichette. Esistono numerosi tipi di carte da vino – esattamente come di carte da stampa "classiche": goffrate e lisce, avoriate, bianche, colorate, metallizzate (oro e argento vanno per la maggiore, naturalmente), lucide, opache, persino con effetti particolari come similpelle o vellutate.

Non tutte, però, sono disponibili per entrambe le due principali tecnologie di stampa di etichette: offset e bobina.
La stampa offset la conosciamo tutti (se non la conoscete, meglio cambiare blog :D): i fogli vengono caricati "in piano", cioè orizzontalmente, vengono stampati (in quadricromia o Pantone, non fa differenza) e successivamente lavorati con nobilitazioni in linea o esterne; infine, vengono tagliati o fustellati a seconda delle esigenze.

La stampa a bobina funziona allo stesso modo (non è proprio così, ma non voglio addentrarmi troppo nel tecnico), ma i fogli anzichè essere in piano si presentano come lunghissimi rotoli di carta adesiva. Diciamo che sembra carta igienica, ecco. Le etichette (o i set interi: è possibile stampare etichetta e retroetichetta sulla stesso bobina) vengono stampate una dopo l'altra ad un passo prestabilito (ovvero: la distanza tra una etichetta e la successiva), nobilitate e prefustellate senza mai abbandonare il supporto della bobina. Il risultato finale sarà uno o più rotoli di etichette complete già pretagliate.

I rotoli avranno passo, dimensioni, diametro e foro interno predefiniti, che vanno concordati prima della stampa: variano, infatti, a seconda della macchina usata per imbottigliare. Le imbottigliatrici caricano le bobine su appositi supporti; prelevano il vino dagli acciai o le botti della cantina secondo rigidi standard nazionali; lo imbottigliano nel vetro, sigillano il tutto con tappo, capsula ed eventuale gabbia in acciaio per i frizzanti; automaticamente "sfogliano" la bobina avvolta su un perno, staccando l'etichetta e la retro adesive dal supporto e fissandole in posizione sul vetro attraverso un meccanismo a rotazione; il più delle volte, stampano anche il numero di lotto e l'annata nella posizione desiderata. Sono macchine complesse, che richiedono bobine adeguate e diverse a seconda del fornitore; non è raro, infatti, che la cantina "noleggi" l'imbottigliatrice da una ditta esterna ed esegua l'operazione in loco o, spesso, direttamente presso l'azienda dell'imbottigliatore (trasportando quindi il vino).

Le nobilitazioni, come accennato, possono essere di vario tipo. Tra le principali usate in enografica si contano senz'altro le fustelle, le lamine metalliche a caldo e i rilievi.
- le fustelle (per la stampa in piano in particolare) sono, essenzialmente, pannelli di legno con fissate delle lame in metallo. Le lame, estremamente sottili, sono posizionate secondo un preciso disegno al laser che tagliano la carta (già stampata) secondo la forma desiderata. La stessa tecnologia può essere anche adottata per creare delle cordonature (segni di piega) in punti precisi: chiaro che, nel caso dell'enografica, una piega sarebbe perfettamente inutile :)

- lamine a caldo: sono dei lunghi fogli metallici (avvolti a bobina, per restare in tema) che, attraverso la pressione di un apposito punzone a rilievo riscaldato, fissano il materiale laminato sulla carta. Ce ne sono di colori e fatture diverse: oro (lucido, opaco, antico), argento, bronzo; ma anche rosso, giallo, verde, blu e di (quasi) tutti i colori; e persino con texture speciali, riflettenti, a rombi, ecc; ne esistono anche varianti trasparenti lucide o perlescenti, che non colorano ma danno un particolare effetto similvernice alla zona impressa. I punzoni per l'impressione della lamina, invece, sono rilievi positivi in metallo fissati su un supporto di legno: naturalmente, ogni etichetta dovrà avere il suo punzone personalizzato a seconda dell'area da laminare. La creazione del punzone evidenzia però il limite fisico delle lamine a caldo: su tratti troppo sottili tende a perdersi, sparire, o non scaldare a sufficienza la bobina di laminato. Inutile dire che la laminazione avviene DOPO la stampa tradizionale, perchè assolutamente coprente.

- rilievi a secco: funzionano a grandi linee come le lamine. Il punzone è personalizzato e in rilievo positivo, sempre in metallo; ma viene accompagnato da un punzone "femmina" con lo stesso disegno in negativo. La carta, in posizione, viene compressa tra i due punzoni riscaldati e restituisce l'effetto rilievo al tatto. Attenzione però: non tutte le carte sono adatte a questo procedimento – alcune infatti possono rompersi o non sollevarsi a sufficienza; e alcuni tratti molto sottili o dettagliati, proprio come per le lamine a caldo, tendono a sparire nella costruzione fisica dei due punzoni.

- rilievo braille: utilizzato particolarmente nella stampa a bobina, differisce dal precedente perché l'effetto non avviene con una pressione meccanica tra due punzoni. Il rilievo braille è dato da un particolare tipo d'inchiostro e di tecnica di stampa (simile alla serigrafia per certi versi) che, portato a temperatura, si "gonfia" creando rilievi anche ad altissimo spessore e su tratti relativamente sottili.


Le immagini arrivano sempre da qui.

4 commenti:

Matteo ha detto...

Molto interessante e chiara la spiegazione delle varie tecniche di "nobilitazione" (non avevo mai usato questo termine) e di stampa. Sono d'accordo con te: un grafico preparato deve conoscere anche come funziona la parte tipografica e le sue sfaccettature, non mi stancherò mai di dirlo. Ancora ricordo le prime volte che assitevo meravigliato a un'uscita di pellicola o a un'impressione di una lastra :)

MacMomo ha detto...

OT
Non c'entra niente, ma... la terza immagine mi ricorda molto un album dei King Crimson.

OniceDesign ha detto...

@Matteo: grazie mille per i complimenti!

@MacMomo: vuoi forse dirmi che abbiamo anche gusti musicali simili? Vero, assomiglia alla versione satanica del mitico "In The Court Of The Crimson King".

Anonimo ha detto...

Che tipo di carta serve per stampare etichette che vanno su una bottiglia di liquore...la quale va conservata in freezer!!! help me!!!