Per una volta, una volta soltanto, vorrei parlare di qualcosa che –apparentemente– non c'entra un cazzo col nostro lavoro (niente grafica, qui, niente creatività, niente colore, niente idee) ma che a ben guardare è alla base di tutto quello che faccio qui.
Ma partiamo da lontano: non amo definirmi "un blogger". Perché di fatto non è quello che sono: non ci campo (poche decine di euro ricevute da Google AdWords non sono certo uno stipendio), non ci spendo su ore e ore quotidiane, non vivo con l'ansia da post e, salvo rari periodi, non ho già pronte decine di articoli da pubblicare con l'adeguata scansione temporale. Il mio mestiere è un altro, e lo conoscete tutti.
Ma sono ormai più di due anni che scrivo qui, con soddisfazioni altalenanti. Per mesi e mesi ero certo di essere l'unico sulla Terra a leggere ciò che scrivevo; poi sono arrivati i primi follower su Blogger, i primi commenti, poi Facebook. E tuttavia ancora oggi, quando scrivo un post che resta senza commenti, mi chiedo perché faccio tutto questo. E la risposta è: perchè ci credo. Credo nella design community, credo nello sharing di informazioni, credo che la creatività funzioni meglio quando gira e rimbalza e si riflette e si moltiplica. Al di là del tipo di ritorno in commenti o applausi che posso avere (sempre abbastanza scarso, a dire il vero), sono certo che questi post resteranno in qualche modo qui, e come tali serviranno alla costruzione dal basso di un qualche tipo di comunità virtuale.
Rispetto a tanti altri blogger, tuttavia, ho una fortuna: ho scelto di non parlare di politica, attualità, personaggi pubblici. Certamente ho precise opinioni in proposito; e in più di un caso le mie opinioni politiche auspicano l'arrivo di un nuovo diluvio universale che, in qualche modo, lavi tutta questa schifezza. Ma ho scelto di non parlarne, non qui, perché il mio scopo è un altro.
Tuttavia, ho molti amici blogger che seguo costantemente perché li ritengo lucidi e intelligenti nel loro informare: più della televisione, più di tante testate giornalistiche stampate o on-line. Senza alcun Minzolini sopra la testa (per fare un nome, eh) e senza ricevere alcun stipendio dal regime o dall'antiregime, vivono in quella condizione di pensiero tale da poter informare senza sembrare troppo faziosi, partigiani, campanilisti, incompleti, disonesti. Certo: di blogger che parlano di politica c'è pieno il mondo, e non tutti sono così bravi: ma sono convinto che, sulla lunga distanza, i peggiori vengano abbandonati.
Credo nell'informazione dal basso? Sì. O almeno, le do più fiducia di quella propinataci quotidianamente da giornali e televisioni. Quantomeno perché posso verificare personalmente le fonti (tramite un paio di link), ricercare altre opinioni (con Google), ribattere e confutare direttamente l'autore (commentando la notizia). Tre azioni che, volenti o nolenti, mancano completamente nella visione passiva di un telegiornale o nella lettura silenziosa di un quotidiano ma che invece rendono i blogger potenziali promotori di un'informazione più sana: come sempre, sta alla qualità dell'autore del blog e all'intelligenza critica del suo lettore.
È questo che mi dà fastidio di tutta l'attuale polemica sulla "legge bavaglio": che chi promuove un'informazione potenzialmente più sana sia equiparato a chi invece, spesso, non è nemmeno in dovere di farlo. Che –dannazione– chi per lavoro può permettersi di fare informazione faziosa e scandalistica sia comunque protetto da una testata giornalistica che lo sostiene (e lo paga, per giunta) e da un'Ordine non a caso paragonato ad una casta; mentre chi lo fa per passione, coscienza civica o interesse si trova da solo a combattere i medesimi mostri. Che in Italia venga persino preso in considerazione un decreto tanto antidemocratico (saremmo i primi in Europa, e poi ci lamentiamo di essere sempre gli ultimi in tutto) mentre in Islanda si sta parlando addirittura di una legge completamente opposta; e mentre Internet stesso, quale veicolo di libertà e democrazia, viene candidato al Nobel per la Pace 2010.
Dice bene Metilparaben: "Ci rimetterà la partecipazione alla vita civile del paese, la circolazione libera delle idee, la grande opportunità che internet non si trasformi -come alcuni vorrebbero- in un'altra televisione, ma rimanga uno spazio di discussione, confronto e dibattito autenticamente libero". Chissà, forse verremo ricordati per questo, un giorno, insieme alla pizza, la mafia e i mandolini.
lunedì 26 luglio 2010
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4 commenti:
Giusto per non farti demoralizzare ;-) volevo farti sapere che io comunque ti leggo sempre, anche se poi magari non commento.
Anzi, ultimamente si sentiva un po' la mancanza di nuovi post.
Grazie del tempo che ci perdi e... continua così!
Grazie MacMomo, mi hai tirato su di morale :)
D'altronde, sei il vincitore del primo (e unico!) contest mai apparso su questo blog... :D
Ti ho scoperto perchè un amico mi ha mandato il tuo "in vino veritas 2".
Non è il mio mondo, ma l'ho trovato interessante. Adesso sto un po' curiosando tra le cose che scrivi e... dopo averti letto qui... sono ancora più curiosa!
Saluti Valeria
A stare appresso il mio blog, ne ho trascurati tanti altri, e tra questi c'è il tuo, ma non per tuoi demeriti. ;)
Le idee e le motivazioni che sono alla base di Grafica e Deliri sono analoghe alle mie, anche se io non riesco a parlare solo del mio (nostro) mestiere, perché mi piace credere che la mia vita non sia solo il lavoro che faccio.
Detto ciò, ti auguro una lunga e felice continuazione.
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