Si dice già tutto qui, qui e qui.
Brevemente: nel tempo tre ddl (Levi, Cassinelli e il recente Alfano sulle intercettazioni) hanno lentamente equiparato qualunque blog, netizen o network in rete (non scappa nemmeno Facebook) ad un organo di informazione ufficiale. Non ci sono distinguo: ciò che scrivo qui e ciò che viene scritto da un giornalista "regolare" su Repubblica.it hanno lo stesso peso.
La difficoltà è, ovviamente, per ciò che riguarda il ben noto obbligo di rettifica: se entro 48 ore dalla richiesta formulata dalla persona "offesa" il post incriminato non viene rettificato, si rischiano sanzioni intorno ai 10 mila euro con conseguente chiusura del sito. Sanzioni che, sulle spalle di un qualunque cittadino, studente o lavoratore che scrive in rete pesano molto più di che su quelle di un professionista iscritto ad un Albo, salvaguardato da un Ordine e tutelato dalla testata per cui scrive.
Tutto ciò contribuisce soltanto a rendere complesso, burocratico e polveroso anche l'unico mezzo d'informazione ancora, in qualche modo, salvo dalla noia mortale dell'informazione professionale italiana. A fronte del fatto che i blogger sono, ad oggi, già responsabili delle loro dichiarazioni in rete attraverso l'accusa di diffamazione o ingiuria già prevista dalla Legge.
Nasce per questo Diritto alla Rete: per contrastare queste proposte, riunire i blogger, promuovere iniziative e manifestazioni. Iscrivetevi, scaricatevi il badge per diffondere la notizia, partecipate se volete alla giornata di silenzio il prossimo 14 luglio. Teniamoci stretti ai nostri mouse, che son tempi duri.
venerdì 10 luglio 2009
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1 commento:
Si ti cito anche realtà attivistiche sulle liberta' digitali
http://hackmeeting.org/
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