C'è un'intervista a Marco Varone, CTO di Expert System, che mi ha finalmente chiarito il significato di Web 3.0. La parola chiave che permetterebbe al marasma democratico del Web 2.0 di Tim Berners Lee di evolvere, sembra essere questa: web semantico.
Di web semantico si parla, forse a sproposito, da molti anni. La tecnologia semantica riesce a sviluppare il concetto dei metadata e dei tag propri del Web 2.0 in una nuova direzione, legata al significato e al contesto dei dati più che alla parola in sè come valore assoluto. Dobbiamo, ad esempio, cercare pagine web sul calcio: grazie al semantic web saremo in grado di separare, senza dover inserire tag più approfonditi, le pagine di sport da quelle di chimica, o quelle di armi da quelle di kickboxing. Ancora, in ambito Intranet permetterebbe un'organizzazione e interrelazione tra i dati a livelli mai visti prima, garantendo un database intelligente.
A monte, c'è una tecnologia approfondita in grado fondamentalmente di compiere una vera e propria analisi logica dei testi, per estrarre non solo le parole chiave ma anche le relazioni tra loro.
Il Web 3.0, naturalmente, non è solo web semantico. Ma fa del web semantico la sua base, intesa come condivisione delle informazioni, delle conoscenze e delle tecnologie (come il Web 2.0) ma integrata con un più facile ritorno delle informazioni in maniera intelligente. Il tutto attraverso potentissime applicazioni intelligenti che permetteranno, in aggiunta alle operazioni di read/write già proprie dei contenuti Web 2.0, anche di eseguire (execute) azioni di modifica diretta e attiva di parte del codice web. Questo permetterebbe non solo un'evoluzione democratica e dal basso dei contenuti del web, ma persino della sua forma.
Quanto dovremo aspettare? Secondo il tecnovisionario Nova Spivack non manca molto: la decade in cui il Web 3.0 raggiungerà la completa maturità è quella 2010-2020. Per ora, gustatevi un primo esperimento di enciclopedia intelligente, fondata su alcune regole del semantic web.
mercoledì 3 dicembre 2008
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