giovedì 20 novembre 2008

Abbecedario

Ci sono volte in cui mi vien voglia di cambiar mestiere, piuttosto che impaginare le schifezze in Word inviate dai clienti. E sì che non è dall'altro ieri che si studiano grammatica e analisi logica a scuola, e tanto meno è da poco che si leggono libri o si batte a macchina un testo. Senza pretendere di scrivere un manuale di lingua italiana, permettetemi tuttavia poche indicazioni veloci da tenere presenti quando si scrive un testo. Fermo restando che per fare i copywriter non basta soltanto saper scrivere correttamente in italiano.


ACCENTI E APOSTROFI
Po' si scrive con l'apostrofo, non con l'accento (pò), anche se il T9 del cellulare ve lo dà per buono.
(terza persona singolare presente del verbo dare) è con l'accento, per non confonderla con il da preposizione. Quando però si intende dare imperativo seconda persona singolare ("Mario, da' il libro a tuo fratello!") si scrive con l'apostrofo, perchè si sottintende la caduta della i ("Dai!").
La regola non vale invece per la prima persona singolare, do ("Ti do io una bella lezione!"). Non essendoci pericolo di confusione con altre parti del discorso (salvo il do nota musicale che, tuttavia, è una componente abbastanza di nicchia nel linguaggio comune), do va senza apostrofo e senza accento. Allo stesso modo, non segue le regole il verbo fare ("Mamma, Marco fa lo stupido!") che non prende l'accento; mantiene invece l'apostrofo in caso di imperativo seconda persona ("Ora basta, fa' quello che ti dico!").
Tutti scrivono à, è, ì, ò, ù correttamente (o quasi) perchè c'è il relativo tasto sulla tastiera: ma per la È maiuscola ci si affida agli apostrofi con risultati sconfortanti tipo E'. Il carattere È esiste (su Mac: Alt+9, poi si digita la lettera E maiuscola): usiamolo.
Su, giù, lì, là, qui, qua: non confondiamoci.
Faccio finta di niente con gli accenti acuti e gravi (è o é) perchè non ci ho mai capito molto nemmeno io. Si sappia, però, che si dovrebbe scrivere perché, poiché, né, e non il contrario.
Per l'ennesima volta: l'articolo indeterminativo un non va apostrofato se seguito da nome maschile. Ad esempio, si scrive un amico e un'amica, mai il contrario.


SPAZI E DOPPI SPAZI
Il doppio spazio è male. Con un po' di pratica, un buon correttore di bozze li nota al primo colpo come macchie d'unto sul vestito nuovo. Ma se si evitano a monte, è molto meglio.
Lo spazio va sempre messo dopo i segni di interpunzione (virgole, punti, parentesi, ma vale anche per i trattini di un elenco) ma MAI prima degli stessi.
Eccezioni plausibili: l'apostrofo (assolutamente niente spazi, né prima né dopo) e la barra nelle unità di misura (ad esempio km/h, niente spazi). Il trattino corto si usa per unire elementi diversi (es. "il treno Milano-Roma") e non vuole spazi, né prima né dopo; il trattino lungo, invece, si usa nelle parentetiche — al posto delle virgole — e vuole spazio prima e dopo. Per inciso, premete Alt+Shift+trattino per ottenerlo (grazie a Ivo per la puntualizzazione, più info nei commenti).


MAIUSCOLE E MINUSCOLE
La maiuscola va sempre dopo un punto. Sempre. Vi giuro, non è così scontato dirlo.
Quando si scrivono acronimi, è buona norma scriverli tutti maiuscoli (CNR, VSQPRD, CAI), tranne forse quei casi in cui l'acronimo perde il senso di sigla e diventa di fatto un nome proprio (per esempio, Rai o Doc: ma se ne può discutere). Personalmente odio gli acronimi tutti puntati, tipo C.A.I. o D.O.C.G.: fanno solo casino.
I nomi propri vanno sempre maiuscoli. Gli aggettivi no: anche se Italia si scrive con la I maiuscola, italiano e italiana no (salvo acronimo).
Se proprio ci tenete ad evidenziare una parte di un testo descrittivo, ci sono il grassetto e i colori. Non scomodate il maiuscolo che, in questi tempi così web-oriented, equivale ad urlare.
Un'altra cosa che non sopporto è scrivere i pronomi personali maiuscoli quando si parla con un cliente, tipo "Desidero porgerLe i miei saluti" o "sarà Lei ad essere soddisfatto". Potrei chiudere un occhio se si trattasse di una formalissima lettera, ma non se parliamo di un body: sa di vecchio, biblico, polveroso, formale e graficamente inguardabile (è l'unico caso, ammesso che sia ufficialmente riconosciuto, in cui si può inserire una maiuscola all'interno di una parola anzichè all'inizio).


VIRGOLE E PUNTI
E smettiamola di distribuire le virgole a casaccio! Sono in offerta al supermercato? Non è che va sempre inserita, in tutti i casi. Provate a toglierne una ogni tanto, la lettura ne risulterà persino agevolata. E ricordatevi il punto e virgola, poveraccio, che nessuno usa più: è perfetto per dividere due concetti alla pari della virgola; li separa con appena più forza ma evita di creare periodi infiniti a suon di virgole.
In ogni caso, non dimentichiamo che periodi troppo lunghi rendono la comprensione e la lettura più difficoltose. Spezzate le frasi con molti punti. Non preoccupatevi. Tanto si capisce uguale, anzi meglio.


VARIE ED EVENTUALI
Se ricevo un altro testo descrittivo con scritto "Le ns. competenze sono a vs. disposizione" faccio un massacro. In una lettera commerciale può passare, ma se devi scrivere il testo di un catalogo o il body di una pubblicità assolutamente no. Scrivete nostre e vostre per intero, per carità.
Andare a capo non è automatico dopo ogni punto. Esistono anche i paragrafi composti da più di un periodo. E comunque, non esagerate in senso opposto: andare a capo aiuta a dividere i temi del discorso, specie saltando una riga o aggiungendo un piccolo titolo riassuntivo.
I puntini di sospensione no. Per favore, non li sopporto in un testo pubblicitario o aziendale. Danno quel fastidioso tono di indecisione e dubbio che è assolutamente inopportuno.
Se proprio dovete usare il punto esclamativo alla fine di una frase, vi prego: usatene UNO SOLO (sì, sto urlando), che è più che sufficiente! Due sanno di errore di battitura, da tre in su diventa diario di terza media.
Le parole inglesi, in italiano, non prendono il plurale. Quindi si scrive "Passami i file" e non files (grazie a Mr. Kuzio per la segnalazione, sempre nei commenti).

Ne avrò dimenticate almeno altre ottomila. Qualcuno ha da aggiungerne? Se solo il dottorconti fosse più spesso sul web!

EDIT: questo sito è assai utile: dategli un'occhiata (con l'apostrofo) oppure un occhio (senza).

12 commenti:

Ivo Silvestro ha detto...

Ciao,
sicuro che per il trattino di una parentetica non serva lo spazio dopo? È una convenzione tipografica universale o riguarda solo alcuni ambiti?
Forse varrebbe la pena dire qualcosa sui due trattini, breve (-) e lungo (–).
Infine, una precisazione: in Francia si usa mettere uno spazio prima di punto, punto e virgole e due punti.

OniceDesign ha detto...

Se è per questo in Francia si infilano le baguette sotto le ascelle! :D

Non sono un linguista né uno studioso della grammatica: mi limito a segnalare gli errori più grossolani che vedo nei testi qua e là nel mondo della grafica e della pubblicità. Approfondirò i trattini: quello lungo esiste, ma c'è da dire che non si usa un granché (e che il gap grammaticale rispetto a quello corto, diciamoci la verità, è ridottissimo).

Comunque grazie per le puntualizzazioni!

Ivo Silvestro ha detto...

Se mi ricordo, questa sera proverò a guardare sul Prontuario di punteggiatura (Laterza - non ricordo l'autore).
Sui trattini: ricordo un "bellissimo" libro su Heidegger nel quale tutti i trattini erano uguali: gli a capo, i trattini di esser-ci (che è molto diverso dal normale esseci) e gli incisi. Incomprensibile (probabilmente lo sarebbe stato anche con i trattini giusti, ma questo è un altro discorso).

Gianluca Savini ha detto...

Due commenti:
1.Sugli accenti gravi o acuti, per distinguerli basta affidarsi alla pronuncia corretta, ma ammetto che fuori dal centro Italia questo sia impossibile. Comunque scrivere perchè è errore grave, non veniale.
2.In italiano le sigle non si scrivono tutte in maiuscolo (come in inglese). Si scrive Urss e non URSS)

OniceDesign ha detto...

addirittura errore grave!
E sì che a scuola non mi correggevano mai: non ho mai scritto perché, ma sempre perchè (ok che scrivendo a mano forse si notava meno...)

Anonimo ha detto...

Concordo col dire che scrivere perchè, nè o sè sia un errore relativamente grave, o comunque da evitare, ma secondo me semplicemente perché chi ormai è abituato a leggerlo con la corretta pronuncia, si ritrova con una parola che suona proprio male.
Idem per E', ma sicuramente lo capisco meglio, per quanto lo odio, perché immagino possa derivare da una ignoranza su come ottenere il carattere nella tastiera (opt-shit-e).
Quanto agli incisi io sapevo che andavano usati i trattini lunghi e separati prima e dopo dallo spazio, ma non ricordo chi me lo ha detto o dove l'ho letto.
Nei bookmark avevo questo link, ve lo posto, se può interessare.

P.S. Faccio presente che io sono comunque un grande ignorante, quindi non fate caso a come scrivo. ;-)

Mr Kuzio ha detto...

Ottimo articolo!
Basterebbe usare una maggiore accortezza nella grammatica e si farebbero felici molti copywriter.

Mi permetto di aggiungere un'altra cosa: le parole inglesi, entrate nell'italiano corrente, quando sono al plurale non esigono la "s" finale (file va bene, non va bene invece files).

Ivo Silvestro ha detto...

Ho controllato i sacri testi (Bice Mortata Garavelli, Prontuario di punteggiatura, Laterza) e confermano la mia tesi:
- il trattino o trattino breve non vuole spazi e serve ad unire elementi separati; ad esempio: il treno Torino-Milano, liceo socio-pedagogico, 2-3 aprile;
- la lineetta o trattino lungo, preceduto e seguito da uno spazio, serve invece a separare; tipicamente, viene usato per gli incisi e ha la stessa funzione delle parentesi.

OniceDesign ha detto...

Grazie Ivo, ottimo e preciso.
Correggo istantaneamente il post (e imparo un nuovo dettaglio): c'è da dire, tuttavia, che il concetto di "trattino lungo" temo siamo in pochi a concepirlo...

Anonimo ha detto...

Mi occupo prevalentemente di grafica editoriale (libri e riviste).
Perchè/perché e poichè/poiché sono gli errori più comuni che vedo, subito dopo i doppi spazi e gli spazi prima delle parentesi.

Solo una precisazione sui trattini: esiste anche il trattino medio! Io personalmente lo uso talvolta in sostituzione del lungo (per gli incisi): in molti font il trattino lungo è veramente sproporzionato.

E sulle sigle/acronimi: da tempo preferisco usare il maiuscoletto.

PS: bel post. Ne qvevo uno pronto di simile anch'io; soprattutto sull'utilizzo insensato (colpa di word) dei bold, dei sottolineati nei documenti aziendali (e nei post dei blog)... ma prima o poi lo pubblico!

Anonimo ha detto...

Ah, dimenticavo!
In realtà l'errore più frequente è un altro:
a/ad, e/ed prima di una parola che inizia per vocale.
Ci fosse un autore (o un correttore) che si mette a correggerle! Ormai temo che la regola si sia persa.

Ivo Silvestro ha detto...

Per quanto riguarda la d eufonica, come norma editoriale di una rivista online con cui collaboro si è scelto di metterla solo se la vocale seguente è la stessa: "ad Ascoli ed Empoli" ma "a Empoli e Ascoli", con l'eccezione di "ad esempio".
E vi assicuro che le correggiamo sempre!