Son giorni difficili, tanto lavoro e tante robe per la testa - tra cui Gutenberg's World 2, un progetto per l'Università, una serie di lavori un po' complicati e quei coglionacci che mi hanno rubato l'iPhone, il portafogli e le chiavi di casa a Milano lo scorso giovedì (possano crepare in questo medesimo istante).
In questi giorni sto leggendo molti articoli e post sul logo design. L'identità di un'azienda è sempre, chissà perché, la meno considerata: si preoccupano tutti della pubblicità, di fare i depliant, di essere sul web. Ma non molti hanno consapevolezza della corretta trasmissione della propria identità aziendale all'esterno. La centralità non va affidata al prodotto (e di conseguenza agli strumenti necessari alla sua promozione), ma al brand: bisogna imparare a vendere idee, familiarità, identificazione, calore, professionalità, serietà – non bulloni, musica o farmaci. Si tratta di dimostrare di essere, prima ancora di saper fare.
E il logo, piaccia o no, è il punto di partenza di ogni cosa. Basta riconoscere brand famosi come Coca Cola, Apple o Nike su un prodotto per provare immediatamente affiliazione e simpatia per il prodotto – se i valori trasmessi risuonano positivamente anche per noi. Vi segnalo in proposito quattro articoli che ho trovato molto interessanti: non tanto su queste teorie, quanto sull'analisi di alcuni loghi efficaci o non efficaci.
Il primo è l'amico CyberLuke, che ha confezionato due post completi e ricchi di esempi: uno su come si progetta (e non si progetta) un logo, l'altro con la presentazione di dieci loghi particolarmente efficaci.
Il terzo arriva da Underconsideration, e presenta (con un anno di anticipo :D) i più rilevanti loghi del decennio: discutibilissimi, siamo d'accordo. Ma vale comunque un'occhiata.
L'ultimo, da LogoOrange, sulla storia dell'evoluzione di moltissimi marchi famosi (Adobe, BMW e MTV tra gli altri). Tra l'altro, ho dovuto scoprire su un sito straniero che Alfa (Romeo) vuol dire Anonima Lombarda Fabbrica Automobili. Ma pensa te.
mercoledì 10 febbraio 2010
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1 commento:
se ti può consolare ho scoperto solo l'altro ieri che FILA, la fabbrica di matite, significa Fabbrica Italiana Lapis e Affini... e io ero convinto fosse un cognome :-|
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