Dall'iPod ad iTunes e iTunes Store; dalla Pixar ai contratti con le case discografiche e cinematografiche; fino all'iPhone. La Apple di Steve Jobs ha riscritto le regole della tecnologia e della fruibilità, imponendosi come leader assoluto di mercato, di cultura e di tendenze persino in settori che, apparentemente, non gli competono: musica, cinema, telefonia mobile. L'azienda valeva 5 miliardi di dollari nel 2000, poco prima di lanciare iPod e iTunes; oggi il suo valore supera persino quello di Google, e si attesta a 170 miliardi.
Per questi motivi, Steve Jobs è stato nominato da Fortune CEO del decennio. Un lungo articolo ne ripercorre successi e flop, senza tralasciare i recenti sei mesi di assenza per malattia; scorrete l'interattiva timeline per qualche curiosità su Apple lungo gli ultimi dieci anni di storia, o guardate foto inedite come quella in testa al post, che ritrae Bill Gates e Steve Jobs durante un incontro a casa di quest'ultimo nel 1991.
Steve Jobs, al di là delle vecchie diatribe Windows-Mac, è sicuramente un uomo di rilievo nell'evoluzione della digital life mondiale. Maniaco della segretezza, visionario, appassionato, lunatico, prepotente, stacanovista, testardo: su di lui si sono sprecati complimenti e critiche, accuse e plausi. Se volete saperne di più sulla vita di Jobs, del suo entourage e della Apple, non posso non consigliarvi un libro splendido: Nella testa di Steve Jobs di Lander Kahney (Sperling & Kupfer, 2009).
martedì 10 novembre 2009
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4 commenti:
Letto qualche tempo fa: interessante, anche se non esattamente appassionante.
Redigere le biografie è un'operazione non facile come sembra, perché non è sufficiente, a mio avviso, elencare una serie di accadimenti... bisogna saperli rendere una storia coerente e che coinvolga anche sul piano emotivo, ed è proprio qui che Kahney fallisce il bersaglio.
La vita di Jobs è raccontata esaurientemente, ma si allontana pochissimo dal resoconto giornalistico... per molti, naturalmente, questo è solo un bene. ;)
Sono d'accordo, ma credo che un racconto troppo "romanzato" avrebbe peccato, forse, di presunzione o di completezza. A Kahney va il merito, secondo me, di tracciare la figura di Jobs non attraverso analisi psicologiche, opinioni personali o leggende metropolitane; ma riportando i fatti.
Il risultato è senz'altro un libro più "freddo" di quanto avrebbe potuto essere: ma consente a ciascuno di giudicare (più o meno liberamente: è ovvio che Kahney ci abbia messo del suo nella scrittura) Jobs parzialmente privato dell'alone di superuomo che lo circonda.
Sì, certo, capisco cosa vuoi dire. ;)
In effetti, se hai visto "I pirati di Silicon Valley" dove vengono raccontate le vite di Jobs e Gates, probabilmente si è ecceduto nell'altro verso, ma in compenso il film ne ha guadganato parecchio sotto il piano dell'intrattenimento.
E comunque, non credo vorrei lavorare per uno come Jobs... a meno che non fosse proprio Jobs. ;)
D'accordissimo: "I pirati di Silicon Valley" tende troppo al romanzo e al colpo di scena, sicuramente a causa delle necessità narrative del cinema.
Nemmeno io lavorerei per Jobs, però vorrei essere lui :)
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