martedì 22 settembre 2009

Hasta la vista, Paper!

Mi è arrivata la newsletter di Industria della Carta, rivista che non leggo e a cui non sono abbonato. Ma tant'è: il titolo "Finché c'è carta c'è speranza" mi sorprende, e leggo l'editoriale di Massimo Medugno. Ve la propongo.

Vi è mai capitato di stramaledire il giorno che avete deciso di riportare sull’agenda elettronica o sul cellulare l’intera rubrica telefonica perché non avevate salvato in altri luoghi il vostro preziosissimo archivio? Vi siete mai trovati senza parole di fronte alla tecnologia elettronica che va in panne? Ecco una storia come tante... 
Tutto iniziò una sera pagando (anzi non riuscendo a pagare) alla cassa di una grande catena di rivendita di articoli per bricolage. Fu appunto quando il sistema di pagamento elettronico andò in panne: dopo un attesa di oltre un’ora, i clienti lasciarono cesoie, carta vetrata e stucco sul piano della cassa. I più vicini a casa cercarono di chiedere l’intervento del marito, della moglie o dei conviventi per avere il contante necessario, ma nessuno aveva prelevato… E anche gli sportelli bancari automatici erano fuori rete. Una maledizione destinata a mietere più vittime di quel che sembrava in un primo momento: anche i cellulari si scaricarono improvvisamente, le luci si spensero e le accensioni elettroniche delle auto fecero cilecca.
Tutto il mondo elettronico sembrava essersi addormentato come in una favola. Nella smisurata periferia di una città come tante, Mario era rimasto senza vernice e senza stucco per i lavori dell’indomani e... a piedi. 
In auto, sotto il sedile, aveva ri-trovato un (antico) gettone telefonico che aveva conservato in ricordo della sua infanzia e che ora si aggiungeva a utilizzare nell’ultimo telefono a gettoni rimasto miracolosamente in piedi, scampato all’ennesima vendita della rete telefonica… 
Già il numero, dov’era il numero da chiamare? Ovviamente nella rubrica del cellulare miseramente scaricato insieme a quello di tutti gli altri...
Si mise a camminare a piedi nella speranza di raggiungere casa il più presto possibile. Voleva annotare prima possibile quanto era successo per farsi sentire l’indomani con il proprietario del negozio, con il Comune e con il gestore telefonico, ma non aveva il portatile, né una presa di corrente e il cellulare era scarico... Che fare? Un foglio di carta! Ci sarebbe voluto un foglio di carta!
Dopo aver trovato nel bagagliaio una riserva di batterie scariche e altrettanti carica batterie di vecchi apparecchi, estrasse come un archeologo da una tomba egizia un foglio di carta e una matita, anch’essi sopravvissuti miracolosamente, come il gettone.
Così annotò tutto quello che era accaduto. Domani, si sarebbe fatto sentire per tutti i disservizi con la compagnia elettrica, con il proprietario del negozio e con il gestore telefonico.


Ora: non vorrei passare per il giovinastro tutto iPod e Facebook, ma mi è sembrato un tantino esagerato. Pare di leggere il delirio di un vecchio nostalgico dei tempi d'oro, quelli delle lampade a gas e le cucine economiche e la mamma casalinga che cucina il minestrone; o la paranoia fuori controllo di uno che ha visto troppe volte Terminator, 2001 Odissea nello Spazio o la versione splatter di Corto Circuito. Aggiungete un pizzico di follia maya sul 2012 (tempeste elettromagnetiche che distruggono la tecnologia, il pianete immobile nello spazio per l'annullamento della rotazione terrestre, la pioggia di rane e cavallette), e il gioco è fatto.

Anche a me capita ogni tanto un Bancomat fuori servizio, o di avere la batteria del cellulare scarica. Ma andiamo, non ho mai avuto enormi problemi a sopravvivere, anche senza fogli di carta tra le mani. Immaginare, in un unico momento, lo spegnimento collettivo di ogni apparecchio elettronico e l'immediato catapultarci in una seconda preistoria, beh, mi pare davvero inutile allarmismo. L'unica carta di cui ha senso temere l'assenza, lo potete ben immaginare, è quella igienica.

D'altra parte, anche nel nostro mestiere, non si può affidare tutto alla tecnologia: è bello e utile, ogni tanto, prendere appunti sulla carta, scarabocchiare bozzetti, disegnare sulle tovagliette di carta al ristorante o sul retro degli scontrini. Mantiene un certo contatto con la realtà delle cose che, non si può negarlo, si rischia di perdere a star troppo incollati al monitor. E poi, siamo onesti: dà quell'aspetto vintage proprio solo di chi sa maneggiare con credibilità una Moleskine estraendola da una borsa a tracolla di gusto retrò.

4 commenti:

CyberLuke ha detto...

Uhmmm.... immagino tu abbia letto la spaventosa cronaca del giorno in cui mi si scaricò il cellulare in una città dove non ero di casa.
(http://cyberluke2008.blogspot.com/2009/07/my-twilight-zone.html)
Nella sua banalità, mi fece parecchio pensare. ;)

Gianmaria Carneri ha detto...

"ottima è la misura" (cit.)

Shevek ha detto...

Rideva. Mi avevano rubato il cellulare, e lei rideva. "Così impari ad affidarti alla tecnologia. Sei fregato: dove sono ora i tuoi numeri di telefono? E i tuoi appuntamenti? Eh? Dove sono?". E rideva.

Io ho comprato un nuovo cellulare, l'ho sincronizzato col computer, ho recuperato tutti i dati dal mio backup.

Oggi le hanno rubato la borsa. Dentro c'era la sua agenda. Cartacea.

Sono stronzo se rido io?

Shevek

OniceDesign ha detto...

LOL, bella lì Shevek! :)